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Mimma Alessandra |
Recensione a cura
di
Giorgio Scaramelli
(Docente - Catania)
Indugiare la tensione cognitiva sulle opere di Mimma Alessandra significa
conoscere percorsi esperenziali di sicura efficacia emozionale: si tratta di un
universo immensamente seducente dal quale si rimane immensamente sedotti.
L’apparente
diffrazione, poi, fra gli aspetti contenutistici e la gettata reale del
messaggio, viene mirabilmente controbilanciata dagli elementi diacritici di un
linguaggio, ricco di astrazioni, che si pone in atto come Koinè.
Il rapporto dell’artista con il suo universo cromatico non è
narcisistico: la pittrice non contempla la sua immagine riflessa in questo
"specchio", ricrea se stessa; è vera e propria autopoiesi.
La tensione espressiva non ha un momento di respiro e ci regala una
suggestione infinita di voci, di colori, di suoni: la sua immensa preghiera
cosmica.
Nelle sue composizioni
è palpabile lo sforzo plasmatore del materiale cromico; l’intervento dell’artista,
così, assume una dimensione demiurgica.
La coloritura
provocatoria dell’esperienza pittorica di Mimma Alessandra è in questa sua voglia potente di
"manifestarsi" che, sovente, si presenta con i caratteri dell’
"Esagerazione" creativa tesa fino al parossismo,
"Indisponente", se si vuole, per il critico bisognoso di categorie e
distinzioni stereotipe.
In questa dimensione onirica la fruizione contemplativa non si
limita ad un mero rapporto eidetico con la creatura artistica: di certo ne
avverte la Parusìa.