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Mimma Alessandra

Recensione a cura di
Anna Maria Ruta
(Critico d'arte - Palermo)


(Palermo 2006)

Una costante scommessa con se stessa quella di Alessandra Mimma, non comune a pittori che hanno già percorso un loro iter esplorativo e che sono già avanti negli anni, ma Alessandra da questo sembra essere quasi stimolata a continuare a sperimentare, a cercare di dare il meglio di sé cimentandosi con forme e segni sempre diversi, che da una quieta rappresentazione, per così dire tradizionale, della natura e del paesaggio siciliano pervengono prima a rappresentazioni informali di stati d'animo e quindi a immagini geometriche mosse dal colore, ma di pura astrazione.
L'uso della spatola nei paesaggi con tocchi rapidi e minuti di materia le consente di infondere dinamismo e volume a onde marine, vele, cieli, terra, in cui il sovrapporsi dei blu quasi cobalto, predominanti, ai gialli, rossi, marroni, cromie tutte che aggrediscono l'occhio, da vita ad una rappresentazione, che, se affonda le proprie radici nel reale, di fatto è il risultato del lavorio del suo immaginario. Un immaginario che tenta con forza di liberarsi della figuratività, per dar spazio, nell'interno iconografico, a frammenti di predominio del solo colore e della sola linea tout court. Da qui l'impegno sulle onde e vortici del pensiero raffigurazioni spiraliche di involuti moti della mente, di tortuosi ondeggiamenti dell'animo, in cui le identità e le certezze affogano smarrendosi. Le onde poi, fatte di solo colore e di tonalità omogenee, pur pervenendo dall'agitato universo marino, sono ormai pure forme simboliche proprio di una condizione umana e artistica sempre in movimento e in divenire, e negli ultimi esiti di questo incessante cercare approdano alla geometria, alle linee tracciate con il nero ma ravvivate dalle solite intense cromie, che sembrano dare avviso quasi di un porto raggiunto, di una meta conquistata...