Antologia 2004
Edizioni Movimento Salvemini
UN.I.A.C.
ROMA
Pubblicazione da pag. 9 a pag. 11
Opere pubblicate:
Nata a Biancavilla (CT) e ordinaria di
discipline artistiche, Mimma Alessandra espone dal 1965 il personale emblema
primario dell’universo, con frutti, fiori ed erbe, riscuotendo l’effetto-risonanza
che si addice ai cantori della Genesi. Estasiata dinanzi al quadro multiforme
(dalla montagna al lago) incarna il fattore mediterraneo con le sue albe
segrete, che esplodono nella memoria divenendo fiamma e luce nell’incandescenza-vita
dalla quale si diramano i segreti della Creazione. La Sicilia emerge,
trasfigurata dall’amore, e i tocchi solenni del messaggio corrispondono in
pienezza alla carta magna dell’eternità: tutto è a lode di Dio che ha fatto
cielo e terra. Ed ecco i riverberi del suo amore stabilire un punto fisso nei
lavori a spatola, della cui bellezza ci siamo avvalsi per introdurre Mimma Alessandra
tra i maestri del colore. Di lei possiamo tessere le lodi essendo la
sua arte un modulo laudativo alla cui base si alterna l’onda sonora della
tenacia al ritmo sommesso della meditazione, dote necessaria perché si possa
definire Arte ciò che appare sulla tela e non è "parvenza" ma
realtà immediata che avvolge lo spettatore nel più struggente dei sogni.
Impressionismo e lirismo si fondono. Il bosco e la valle sono il
mirabile progetto che in definitiva ospita la flora; e quindi il giardino di
orchidee, le farfalle e l’oggettistica, sontuosa tra le "nature" per
le quali abbiamo coniato una nuova definizione: "energie separate", da
una parte la radice, dall’altra il seme, celato nelle corolle o nel melograno,
a sigillo di un compimento che ha avuto luogo durante la freschezza e non il
decadimento.
Sempre le "nature" (universalmente definite
"morte") offrono l’onda sonora del richiamo, unitamente alla costa
tirrenica, alla Val Gardena o al torrente alpino, retaggio della memoria,
inserito magistralmente nello stile del Sud, materico e sublime, sanguigno e
aromatizzato, conseguente all’immensità del sole e alle attese colme di
fragranze e vissute con la rapidità del suono che consente alla pittrice di
modellare (a tocchi sporgenti) panorami e petali. quasi un cantico delle
creature, risaltante e coinvolgente come un crescendo rossiniano.
Attrae la potenza delle sue tele, quasi un crogiolo che prova il
gioiello dell’orafo e lo trasmette, per il mistero dell’oltre, giacché
nulla si distrugge e tutto si trasforma, anche l’opera delle nostre mani, che
parte dall’essenza e torna ad essere essenza.
Maria
Teresa Palitta
(Critico d'arte - Roma)